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Pretorio, la sorpresa è Umberto I di Savoia

Foto di gruppo con Cenni, Beltrame, Cecchi, Martinelli

Quattro ritratti a Palazzo Pretorio, testimonial di storia e trait d'union ideale con la quadreria di Palazzo Comunale: una collezione unica, formatasi dal '400, e arricchita nel corso del tempo con i volti dei benefattori della città e dei regnanti.
I dipinti sono collocati agli sbarchi degli ascensori e sono stati scelti per rappresentare il periodo a cui è dedicato ciascun piano, per i legami con il territorio. La sorpresa si trova all'ultimo piano, dedicato all'800 e al '900, chiuso nel 1983 e ora di nuovo accessibile: è il ritratto di Umberto I di Savoia, che da settant'anni si trovava nei depositi del Museo, dopo essere stato tolto dal salone consiliare del Comune. "Il legame in questo caso è triplo - spiega l'assessore alla cultura Anna Beltrame -: passa dal pratese Gaetano Bresci, che uccise il re; da Gabriele D'Annunzio, che da studente al Cicognini di Prato gli dedicò la sua prima poesia data alle stampe; dal pittore pratese Alessandro Franchi, autore del dipinto". Ad accompagnare il ritratto, come una didascalia, i celebri versi su Prato di D'Annunzio, tratti da "Le città del silenzio": "Lascia che in te s'indugi la mia rima, città della mia chiusa adolescenza, ove alla fiamma della conoscenza si rivelò la mia bellezza prima". Non solo. Al terzo piano torna ad essere esposta al pubblico anche la Filatrice, la splendida scultura in marmo recentemente attribuita a Lorenzo Bartolini, concessa di nuovo in prestito al Comune.
Il personaggio illustre testimonial del primo piano, dedicato al '300 e al '400, non poteva che essere il grande mercante pratese Francesco di Marco Datini, al cui imponente lascito si deve il finanziamento di tanti capolavori in città: il ritratto è del pittore pratese Tommaso di Piero Trombetto; realizzato nel 1491 per Palazzo Datini, è ora concesso in prestito al Pretorio dalla Casa Pia dei Ceppi. Al secondo piano è esposto il ritratto di Francesco I de' Medici dipinto con grande intensità nel 1570 da Maso da San Friano. Il granduca morì in circostanze misteriose nella villa di Poggio a Caiano assieme all'amata moglie Bianca Cappello, nel 1587: il ritratto ha per didascalia le parole di Montaigne, tratte dal "Viaggio in Italia" in cui lo scrittore descrive appunto la sua visita a Prato e alla villa di Poggio, nel 1581.
Nell'ammezzato tra il secondo e il terzo piano figura Pietro Leopoldo di Lorena, dipinto nel 1781 da Stefano Gaetano Neri: un omaggio al granduca cui si deve la formazione della prima pinacoteca civica di Prato. La didascalia in questo caso, da un documento del 21 luglio 1788, recita così: "Il Granduca si è degnato accordare alla Comunità di Prato i quadri che, dopo le seguite soppressioni, sono restati a questo Patrimonio Ecclesiastico (...) con che la Comunità predetta si valga dei quadri ad uso di studio per la pittura".
Sabato 12 aprile, dalle 16, anche questi testimonial accompagneranno i visitatori alla scoperta della storia della città e del suo patrimonio di bellezza, nel Museo finalmente ritrovato.