Informativa e consenso per l'uso dei cookie

Il nostro sito salva piccoli pezzi di informazioni (cookie) sul dispositivo, al fine di fornire contenuti migliori e per scopi statistici. È possibile disattivare l'utilizzo di cookies modificando le impostazioni del tuo browser. Continuando la navigazione si acconsente all'utilizzo dei cookie. Accetto

Sei in:

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

Dal 14 settembre 2013 al 13 gennaio 2014

Cartolina della mostra "Da Donatello a Lippi.Officina Pratese"

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

Una grande mostra fa rivivere uno dei momenti magici dell’intera storia dell’arte italiana, quello vissuto nel Quattrocento dalla città di Prato quando qui operarono molti tra i maggiori artisti italiani dell’epoca.
“Da Donatello a Lippi. Officina Pratese”
, curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, è l’evento atteso che riporterà in città i capolavori realizzati dai “buoni maestri del rinascimento” e oggi dispersi nei musei di mezzo mondo. La mostra è promossa dal Comune di Prato con la collaborazione tecnico‐scientifica della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, ed Etnoantropologici per le Province di Firenze, Pistoia e Prato, con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Prato, e la collaborazione di MondoMostre, tra i principali organizzatori di eventi culturali in Italia, e di CoopCulture, azienda specializzata nel settore dei beni e delle attività culturali in Italia.

Intorno alla fabbrica della prepositura di Santo Stefano (poi cattedrale) presero forma imprese memorabili, da annoverare fra gli episodi più singolari ed affascinanti del primo Rinascimento. Per il pulpito destinato a mostrare la reliquia della Sacra Cintola, per gli affreschi della cappella dell'Assunta e della cappella maggiore, per altri arredi vennero chiamati artisti della grandezza di Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi. A loro va aggiunto il figlio di fra’ Filippo, Filippino, che da Prato prese le mosse e a Prato tornò a lavorare da anziano. Su tutto domina la figura carismatica di Filippo Lippi, che fra gli anni '50 e '60 del Quattrocento tenne aperto il cantiere degli affreschi di Santo Stefano e del Battista, nella cappella maggiore del Duomo. Altre sue opere in mostra documentano la fantasia eccitata e le estenuate eleganze di questa splendida maturità. Intorno a lui si formarono pittori che meritano di essere meglio conosciuti, come il Maestro della Natività di Castello o Fra Diamante. Prima di Lippi le figure di maggiore spicco che operarono per Prato furono Donatello e Paolo Uccello. Entrambi presenti in città nel loro periodo giovanile, realizzano opere che testimoniano la sperimentazione e la strada intrapresa dalle loro rispettive ricerche artistiche.  Del primo è esposta La Madonna col Bambino fra due Angeli, sottovalutato capolavoro giovanile, conservata a Prato. Anche Paolo Uccello quando viene chiamato ad affrescare nel Duomo di Prato, era un giovane in ricerca e la mostra offrirà l’occasione storica di raccogliere per la prima volta al mondo praticamente tutte le opere di questa irrequieta giovinezza, fra gli anni '20 e '30 del Quattrocento, ancora in bilico tra fiammate goticheggianti e una narrazione più realistica e penetrante.

La mostra vuole offrire, attraverso una scelta di opere tutte di grande qualità, alcuni squarci di luce su queste personalità, per aiutare a capire meglio quanto a Prato di loro è rimasto. Al tempo stesso si prefigge alcune operazioni esemplari di ricostruzione di opere che erano a Prato e che sono state smembrate, riunendo predelle e pale ora divise fra i musei pratesi e le collezioni straniere (l'Assunta di Zanobi Strozzi dipinta per il Duomo, ora a Dublino, e la predella del Museo di Palazzo Pretorio; il capolavoro del Maestro della Natività di Castello, la pala di Faltugnano ora nel Museo dell'Opera del Duomo, la cui predella è spartita fra la National Gallery di Londra e la Johnson Collection di Philadelphia). Saranno così riportati a Prato capolavori che si trovano in importanti musei stranieri, come la pala di Budapest di Fra Diamante, proveniente dall’oratorio di San Lorenzo, con un doveroso omaggio al genio di Filippino Lippi, grazie alle opere della giovinezza e del suo ritorno a Prato nella piena maturità artistica. Uno spettacolo per gli occhi ed i sensi, insomma. E insieme una ricognizione rigorosa di un momento artistico che ha ancora molti aspetti da svelare.