Informativa e consenso per l'uso dei cookie

Il nostro sito salva piccoli pezzi di informazioni (cookie) sul dispositivo, al fine di fornire contenuti migliori e per scopi statistici. È possibile disattivare l'utilizzo di cookies modificando le impostazioni del tuo browser. Continuando la navigazione si acconsente all'utilizzo dei cookie. Accetto

Sei in:

Madonna del bacio

Nella sezione dedicata ai Pittori dell’Ottocentoa Prato è significativa la presenza del dipinto con l’intimo colloquio fra la Madonna e Gesù Bambino intitolato Madonna del bacio o del giglio, opera del pratese Antonio Marini che la moglie Giulia Nuti, anche lei pittrice, donò al Comune nel 1867. Il dipinto, dalla ricca cornice dorata, è esempio dell’avvicinamento alla corrente del Purismo da parte dell’artista, presentando una composizione intima e casta, ispirata alla pittura quattrocentesca umbra di Perugino e del giovane Raffaello, con figure semplificate e ben scandite nello spazio.

Antonio Marini iniziò la sua carriera come pittore di scene mitologiche o storiche, di impostazione neoclassicheggiante, per i palazzi nobili e borghesi di Prato e Firenze; tornato nel 1822 da un viaggio a Vienna, dove aveva lavorato per il principe Esterhazy, ebbe importanti commissioni granducali, e decorò interamente il nuovo teatro Metastasio di Prato (1830). L’amicizia con l’artista Franz Adolf von Stürler lo portò a conoscere i pittori “nazareni” tedeschi operanti a Roma, e ad avviare un’evoluzione della sua pittura verso il Purismo, perseguendo, attraverso una programmatica semplicità delle forme, una ricerca di verità e purezza nella raffigurazione, prendendo a esempio la pittura del Tre-Quattrocento. Per approfondire la conoscenza dei pittori cosiddetti “primitivi” il Marini si dedicò anche al restauro degli affreschi di importanti artisti, in particolare nel duomo di Prato intervenne sulle pitture murali di Agnolo Gaddi e Filippo Lippi. 

Tra le opere prodotte a seguito di questa evoluzione, la più apprezzata anche in campo internazionale fu proprio un tondo raffigurante la Madonna del bacio, dipinto nel 1843 per il marchese di Colbert de Maulévrier, una composizione domestica, intima e casta, ispirata alla pittura umbra del tardo Quattrocento. Negli anni successivi il dipinto fu replicato molte volte, anche per committenti stranieri, ma la versione qui esposta era di proprietà dello stesso Marini, tanto che Giulia Nuti, ormai vedova, la volle donare al Comune di Prato affinché fosse esposta nella Galleria, allora collocata in Palazzo Comunale: qui fu allestita in una apposita sala, dedicata a Marini e alla pittura dell’Ottocento. Sulla scia di questa suggestione, oggi all’ultimo piano del museo ammiriamo il dipinto accanto ad un ritratto della moglie, realizzato dall’amico comune Franz Adolf von Stürler, insieme ad altre opere del pittore francese.