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La Galleria 1858-2018

Nel 2018 si sono celebrati i 160 anni dalla nascita della Galleria Comunale di Prato all’interno di Palazzo Comunale, dove furono esposte le opere d’arte pratesi di epoca medievale e rinascimentale che oggi hanno trovato definitivo allestimento nel Museo di Palazzo Pretorio.

Palazzo Comunale è visitabile in alcune occasioni particolari, che vengono comunicate nella newsletter e sui canali social del museo.

 

Nel 1858 fu inaugurata la Galleria Comunale in quella che ora è la sala del Sindaco. Per ricordare questo evento, il Palazzo Comunale è stato sottoposto ad un parziale riallestimento che ha coinvolto gran parte delle sale del primo piano.

Partendo dalla storia del palazzo che inevitabilmente si incontra con le vicende pratesi, l’ordinamento è stato pensato per nuclei e collezioni che rimandano  alle opere esposte nel Museo di Palazzo Pretorio, a sottolineare l’unicità del patrimonio artistico comunale.

Nel tentativo di rendere sempre più fruibile la collezione civica sono stati inseriti nel nuovo percorso espositivo anche dipinti e sculture fino ad ora conservate  nei depositi, riportando alla luce pezzi di straordinario valore che impreziosiscono le sale del più importante palazzo cittadino: qui il racconto della città si svela attraverso volti di personaggi storici e di artisti, in un itinerario fatto di intrecci e legami talvolta inaspettati.

 

 

Sala 1  

Questa sala oggi è dedicata a opere di particolare valore che fino ad ora sono state conservate nei depositi ed esposte in mostre temporanee. Solo lo stemma della casata Medici Lorena mantiene la sua collocazione originaria: fu dipinto nel 1737 in onore del Granduca Francesco Stefano di Lorena da Giacinto Fabbroni, che del regnante fece anche il ritratto, esposto nel salone consiliare. 

La bellissima Crocifissione attribuita a Francesco Morandini detto il Poppi ritorna invece nel palazzo: prima di essere collocato nei depositi per il pessimo stato di conservazione, il dipinto era posto proprio in questa sala.

Le altre pitture e la scultura in gesso sono parti di due straordinarie donazioni.

 

La donazione Tintori

La donazione Lipchitz

Sala 2 

I bellissimi ritratti della famiglia Caponi, dipinti da Alessandro Franchi, furono acquisiti dal Comune nel 1927, alla morte di Guendalina (1851-1927), per volere testamentario del marito Evaristo (1844- 1921), influente commerciante pratese. Il padre Girolamo (1806-1878) sposato con Carolina (1809-1891) fu noto imprenditore e consigliere comunale.

I quattro dipinti erano conservati nella Sala Marini, adiacente alla ex Galleria Comunale, ora sala rossa.

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Sala 3 

Le tele del XVII e XVIII secolo che oggi sono ospitate nella sala dimostrano quanto fortuna abbia avuto il tema delle Battaglie nell’ambito della pittura barocca. La pittura di battaglie è un genere richiesto dai committenti privati, dalle famiglie aristocratiche e dai collezionisti, che si sviluppa in modo particolare dal Seicento. Così come per le Nature morte e le Marine, esposte nella stanza accanto, i dipinti di Battaglie assumono sempre di più un significato ornamentale, in cui si ripetono motivi compositivi con caotiche scene di scontri di cavalli e cavalieri ambientate in paesaggi collinari con ponti e torri d’avvistamento.

I dipinti

Sala 4

La sala è dedicata a Angela Riblet (Firenze, 1921/2011), generosa nobildonna fiorentina, che ha donato per volere testamentario al Comune di Prato tre opere monumentali di rara bellezza, una di Santi di Tito e due di Alessandro Allori, provenienti dal Palagio degli Spini a Peretola e ora esposti al secondo piano di Palazzo Pretorio.

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Sala 5

I dipinti qui conservati sono esempi della pittura dell’Ottocento a Prato. Antonio Marini rappresenta uno degli esponenti pratesi più autorevoli del Purismo, che coltivò attraverso lo studio attento della pittura del Medioevo e del Rinascimento.

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Sala 6 

I ritratti di uomini illustri pratesi del Settecento e Ottocento dapprima furono posti nel salone del Palazzo Comunale e poi nella sala del Gonfalone.

Ne fanno parte noti personaggi appartenenti a famiglie molto conosciute che hanno segnato la storia cittadina.

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Sala 7  

Già dal XIV secolo, in linea con altri palazzi pubblici toscani, la comunità locale si affidava alle immagini per chiedere la protezione divina attraverso l’intercessione della Madonna e dei santi: ne è testimonianza il grande affresco che rappresenta la Madonna con il Bambino, San Giovanni e San Lorenzo, dipinto dal Maestro di Mezzana intorno al 1320 sulla parete che chiudeva il salone dalla parte dell’ingresso sul lato lungo della piazza. L’affresco fu scoperto nel 1916 durante alcuni lavori di restauro sulla parete che fu scorciata nel XIV secolo per costruire il vano scale e solo nel 1956 fu distaccato e collocato in questa sala, al posto dell’armadio con vetrina del vecchio Gonfalone, che torna ora visibile dopo un accurato restauro, a cura delle Suore di Rosano. 

Anche gli altri dipinti di soggetto sacro mostrano la grande devozione della comunità pratese nei confronti della Madonna.

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Il Gonfalone

Sala 8  

Coerente con il precedente allestimento dedicato alle opere del pittore Antonio Marini, questa sala mantiene intatta la bellezza dello spazio, che sembra evocare uno scrigno. Alle pareti i ritratti di artisti pratesi dell’Ottocento e del Novecento rimandano alle opere da loro realizzate ed esposte sia nel percorso del Palazzo sia nel Museo di Palazzo Pretorio.

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Sala 9

Nel 1858 per volere di Gaetano Guasti fu istituita in questo spazio, suddiviso in due sale, la prima galleria comunale che comprendeva 35 dipinti, alcuni dei quali ancora esposti nel Museo di Palazzo Pretorio.

Dal 1868 al 1870 l’ambiente divenne unico, illuminato anche dall’alto da un apposito lucernario. La volta a padiglione fu decorata con affreschi di Pietro Pezzati  con Eustachio Turchini e Santo Varni: su uno sfondo a grottesche, che richiama la bellezza decorativa delle Logge Vaticane di Raffaello, quattro ovali con le effigi di Filippino Lippi, Fra’ Bartolomeo, Domenico Giuntalodi e Lorenzo Bartolini celebrano le maggiori personalità artistiche della città, evocata dagli stemmi del Comune di Prato agli angoli., dal più antico - con il cavaliere armato - a quelli angioino e del contado fino al più moderno con il rastrello e i gigli in campo rosso e turchino.  

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Sala 10 

L’aspetto del salone del Consiglio ha subito diverse trasformazioni nel tempo. Sin dal Trecento sulle pareti di quella che era definita la domus nova erano stemmi e decorazioni che si sono perse o sono state sostituite o coperte da altre opere.

La decorazione del salone

I dipinti 

Sala 11 

L’allestimento di questa piccola sala tiene in considerazione quella che è stata la destinazione più recente dell’ambiente attiguo, la Cappella del Palazzo, trasferita in questa zona nel 1761, e decorata da Matteo di Ferdinando Arrighi. All’ artista fu dato il compito di realizzare in stucco l’altare dedicato a San Filippo Neri e altre cornici; ciò che resta di questa preziosa decorazione è la raffinata sovraporta all’ingresso della ex cappella con festoni laterali e cherubino al centro. Qui venne collocata la bellissima Visione di San Filippo Neri dipinta nel 1655-1656 da Orazio Fidani e Lorenzo Lippi, che celebrava l’elevazione di Prato a Città e a Diocesi nel 1653, collocata ab antiquo nella prima cappella del Palazzo  (l’attuale sala matrimoni) e ora esposta al piano terra del Museo di Palazzo Pretorio.

I dipinti

Sala 12

Un excursus sulla pittura pratese del XX secolo: ecco il percorso proposto nel corridoio che raccoglie molte opere della collezione comunale del secolo scorso, partendo da quelle della “Scuola di Prato”. Il termine “scuola” non va inteso in senso accademico, ma quasi in opposizione alla scuola tradizionale, quella dei modelli e della pittura al chiuso: una particolare comunione di intenti e di pensieri univa il gruppo di artisti composto da Gino Brogi, Oscar Gallo, Quinto Martini, Leonetto Tintori, incontratisi sui banchi della Scuola Leonardo, con Arrigo Del Rigo e Giulio Pierucci.

La Scuola di Prato, leggi di più

Sala 13 

Oggi la sala ospita 49 opere, parte dell’importante Fondo Arrigo del Rigo, composto da più di 450 pezzi, donato da Giovacchino, padre del pittore, all’Azienda Autonoma di Turismo alla fine degli anni Settanta, passato alla Provincia di Prato nel 2011 e da questa al Comune nel 2016.  

La visione d’insieme di questo nucleo di dipinti di Arrigo del Rigo (Prato, 1908-1932) consente di approfondire il percorso artistico del pittore, scomparso tragicamente a soli ventiquattro anni. La morte prematura di Del Rigo colpì molto anche Ardengo Soffici, che nel 1939 sottolineò quanto tale drammatica circostanza avesse privato “l’arte italiana di una luminosa speranza”. Le opere qui esposte offrono ritratti, nature morte, paesaggi dove si intuisce l’intima partecipazione alla vita autentica, sia essa vissuta nella piazza del Mercatale che in uno scorcio di campagna; ma anche scene di vita, in cui l’osservazione divertita della realtà fa emergere una tenera ironia, che non sfocia mai nel grottesco, animata, di fondo, da una velata poesia. Il Comune di Prato possiede la collezione più imponente di opere dell’artista: già nel 1963 ha acquistato dalla famiglia Del Rigo più di 200 tra disegni, acquerelli, litografie e xilografie, nel 1991 ha ricevuto con legato testamentario di Gino Brogi un dipinto e un disegno e nel 1996 dalla Università Popolare di Prato l’Autoritratto del 1927, esposto nel Museo di Palazzo Pretorio. Le opere visibili in questa sala rappresentano la più recente acquisizione.  

Arrigo Del Rigo, leggi di più

Sala 14 

In passato questo ambiente fu adibito per un certo periodo a sala delle udienze: proprio per questa destinazione, su commissione del Comune, Filippino Lippi dipinse fra 1502 e 1503 la tavola centinata raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Stefano e Giovanni Battista oggi conservata nel Museo di Palazzo Pretorio e nota come “Pala dell’Udienza”. Oggi la sala è dedicata alla celebrazione dei matrimoni, con  dipinti che evocano sensazioni piacevoli trattando il soggetto dell’amore insieme a paesaggi e vedute.